VACANZE PAVESI IN DUE SULLA VESPA - CON LE ALI SOTTO AI PIEDI (PARTE I)

"Ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi"...e anche se non ero nei colli bolognesi, il #VespaTour più pazzo del mondo per la città di Pavia è stato grandioso, complice la buona compagnia, un sole autunnale caldo ma piacevole, un'atmosfera "perfettamente perfetta" ed uno history walker d'eccezione come Ivan Fowler.



Che stiate pensando ad un weekend romantico o ad una gita fuori porta sulle colline dell'oltrepò pavese, con Vacanze Pavesi potrai davvero sognare ad occhi aperti e rivivere tempi ormai lontani.


Vacanze Pavesi nasce da un'idea di Me In Italy by I Viaggi Di Tels con l'obiettivo di rendere ogni viaggio un momento unico, alla ricerca di tutto ciò che si vuole.


Quando acquisterai una delle esperienze di Vacanze Pavesi, ti accorgerai che non è un semplice percorso "guidato", ma molto di più; scegliere uno dei quattro percorsi a disposizione vuol dire prenotare un viaggio nel regno dell'amicizia e della cultura, all'insegna della storia, di grandi personaggi, di enogastronomia, fiumi, risaie e castelli.






Ogni singolo percorso riuscirà a farti battere il cuore, ovviamente in sella alla mitica vespa.


Come vi anticipavo i percorsi sono 4:


- giallo, città l'acqua e genio;
- verde, cicogne e mare a scacchi;
- blu, Edward: il Mistero di Auramala;
- rosso, cantine di terre lontane.


Io ho scelto il percorso giallo, dal gene visionario. Attraverso diverse immagini di Pavia e inedite prospettive della città lungo i suoi corsi d'acqua, ho rivissuto il passato creativo della città di Pavia, conoscendo il suo presente sornione e anticiparne il futuro.


Un percorso che ha avuto inizio da "il Girasole di Travacò", una bottega alimentare e caffetteria, che ci ha accolto per una sana colazione di benvenuto prima del nostro tour.




Si parte alla scoperta della città, tra le sue storie d'altri tempi, tra le vicende susseguitesi, tra i grandi personaggi storici come Alessandro Volta, Leonardo da Vinci, Edoardo II, Albert Einstein, Carlo Magno, Ugo Foscolo, e le leggende che in ogni angolo si camuffano!


IL FIUME TICINO ED IL SUO BORGO - Pavia era una città portuale, considerata il porto di Milano. Qui ormeggiavano le flotte Viscontee con rifornimenti di merci nostrane che arrivavano fin dal Mar Adriatico.




Il fiume Ticino è fonte inesauribile di storie e leggende di una città divisa al di qua e al di là del Borgo, di cui vi innamorerete per le sue caratteristiche. C'è sempre stata una forte rivalità tra gli abitanti del borgo e del centro di Pavia, antropicamente uniti dal Ponte Coperto e dalla figura, quasi "magica", della Lavandaia. Infatti, proprio al di qua della sponda, in pieno Borgo Ticino, svetta il monumento alla Lavandaia e la leggenda delle "alborelle".

LEGGENDA DELLE ALBORELLE FRITTE - Si narra che un giorno un pescatore, rientrando a casa, inciampando perse tutto il pescato del giorno. Disperato per l'accaduto, tornando a casa a mani vuote, vide una lavandaia (dai poteri magici, così si dice) con un grosso cesto pieno di pesci. 


Il pescatore, non avendo nulla da portare, offrì il suo servizio aiutando la lavandaia a portare il grosso cesto. La lavandaia ringraziò e disse al pescatore "domani all'alba torna a pescare e troverai tanti pesci piccoli, ma buoni". E così fu! Il nome alborelle deriva da alba, momento in cui vennero pescate.



PONTE COPERTO - Già in epoca romana, nell'antica città di Ticinum, era presente un primo ponte che collegava le due rive del fiume. La costruzione del ponte romano risale all'epoca di Augusto e non era coperto, come quello odierno. Il secondo ponte fu costruito nel 1351 sui ruderi del ponte romano; questa volta fu pensato coperto, più piatto e con 7 arcate irregolari.


Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti delle forze alleate nel settembre 1944, danneggiarono l'antico ponte trecentesco, facendone crollare un'arcata. 




Alla fine della guerra, dopo un aspro dibattito sull'opportunità di ripristinare il vecchio ponte o di demolirlo, il Ponte fu demolito e ricostruito leggermente più a valle, più alto e con 5 archi (più larghi) per poter facilitare il defluire delle acque.

Nel 2005, in occasione del 50º anniversario della morte di Albert Einstein, nella parte centrale del ponte è stata posta una targa con queste parole: "An die schöne Brücke in Pavia habe ich oft gedacht" ("Ho spesso pensato al bel ponte di Pavia"), iscrizione che riporta una frase scritta dal grande scienziato in una lettera del 1947, indirizzata ad Ernestina Marangoni di Casteggio, e che si riferiva al periodo da lui trascorso, quindicenne, a Pavia.




Infatti, la famiglia Einstein si era trasferita nel 1895, dalla Germania, proprio nella città di Pavia.


FABBRICA EINSTEIN - La famiglia Einstein, già a Monaco, non erano abili imprenditori. Andati in bancarotta, scappano dai creditori tedeschi in Italia con l'aiuto di un amico pavese. Ed è a Pavia che, nel 1985 a ridosso del Naviglio Pavese, la famiglia Einstein apre una delle sue fabbriche specializzata nel settore dell'elettromeccanica, sfruttando il salto d'acqua del Naviglio stesso per generare elettricità.




In tutto questo periodo, Albert Einstein rimase a Monaco di Baviera dove stava completando i suoi studi, e riceveva numerose lettere dal padre dove raccontava minuziosamente il soggiorno italiano della sua famiglia. Ma il giovane Albert non amava studiare in un ambiente chiuso e ristretto come quello della Monaco Guglielmina e prese la decisione di riunirsi ai suoi cari a Pavia.


Fu cosi che, dopo aver simulato un esaurimento nervoso, Albert riuscì ad abbandonare la Germania e, non senza qualche difficoltà, ad arrivare a Pavia, stupendo i genitori, che fino ad allora erano stati tenuti all’oscuro di tutto questo.




Il giovane Einstein, durante la sua permanenza a Pavia, si rivela un ragazzo dal carattere tipico dei "geni". Aveva intenzione di godersi una bella estate nel Pavese e contemporaneamente prepararsi per l’esame di ammissione al Politecnico di Zurigo.


Genio e sregolatezza attorno a quella estate ricca di tanti eventi, ma scarna di studi per il suo obiettivo. L'esame non va a buon fine e ci riprova l'anno successivo, questa volta con risultati eccellenti.

Così il giovane Einstein si tr
asferisce a Zurigo per continuare i suoi studi al Politecnico, dove conosce una giovane donna e si dimentica della bellissima Ernestina Marangoni di Casteggio, fino alla fine della seconda guerra mondiale, quando ricomincia il loro rapporto epistolare conservato nel Museo di Storia dell'Università di Pavia.

NAVIGLIO PAVESE - A Pavia troviamo anche testimonianze del celeberrimo Leonardo Da Vinci. A Leonardo sono da attribuire tutti i miglioramenti apportati alla rete dei navigli e le innovazioni collegate al sistema delle conche, fondamentali per permettere le comunicazioni fra bacini di diverso livello.



La conca sfrutta il principio della chiusa che è, sostanzialmente, uno sbarramento che separa due specchi d’acqua con differente livello. La funzione principale della conca è quella di consentire il passaggio di navi ed imbarcazioni tra due specchi d’acqua a quote diverse. 

Per il principio dei vasi comunicanti ed un'azione meccanica forzata, il livello dell’acqua nella chiusa aumenta o diminuisce fino a raggiungere quello dello specchio d’acqua esterno, così da permettere l’apertura della porta e consentire l’uscita del mezzo.

CASTELLO VISCONTEO - Leonardo arriva a Milano nel 1482 presso la corte di Ludovico Maria Sforza detto Il Moro. Leonardo era un bell'uomo ed aveva tutti i talenti. Lui era ingegnere, inventore, scienziato, matematico, pittore, scultore, ma anche studioso dell'anatomia umana.
 


Negli anni viaggiò molto per la Lombardia per dare il suo contributo e nell'estate del 1490 arriva a Pavia per lavorare al cantiere del Duomo.

In quel periodo, la sua corte divenne il Castello Visconteo di Gian Galeazzo Visconti, iniziato nel 1360 con la particolarità di possedere un grandioso parco di caccia che si estendeva originariamente fino alla Certosa di Pavia; ancora oggi parte del territorio del parco è presente, ma non più collegato al castello, ed è chiamato Parco della Vernavola.




Leonardo era anche un intrattenitore alla corte dei Visconti, organizzava feste come la famosa "Festa del Paradiso" in occasione delle nozze tra Gian Galeazzo Maria Sforza e Isabella d’Aragona.

Una scenografia dall'incredibile spettacolarità che prevedeva fanciulli travestiti da angeli e da pianeti mitologici, all'interno di nicchie che ruotavano attorno a Giove. Al posto delle stelle sfavillavano numerose candele che, riflettendo su una superficie curvilinea dorata, creavano un bagliore accecante.


Ma le storie e le vicissitudini di Leonardo Da Vinci non finiscono qui. Domani vi parlerò ancora di lui e di altri personaggi storici come Ugo Foscolo, Alessandro Volta e Carlo Magno.